Era il bambino piccolo e robusto che faceva surf meglio di chiunque avesse tre volte la sua età.
Quando aveva cinque o sei anni, Chas Chidester stava già possedendo tutti i vecchi al Seal Beach Pier. Non solo aveva il talento, ma anche lo stile e il carisma.
Era quel ragazzino di cui i vecchi salinari volevano essere amici. Tutti sapevano che avrebbe fatto strada.
Non fu molto tempo dopo che Chas ebbe il Pier Bowl cablato e iniziò a fare le onde nelle gare NSSA che la sua famiglia decise di trasferirsi sulla North Shore.
Il suo vecchio era uno swinger a martello che fumava grinta e si divertiva a surfare 15 piedi sul Sunset con una Brewer senza guinzaglio.
Chas, così come suo fratello Peyton, seguiva doverosamente l’esempio. “Naviga come un uomo”, era una specie di credo di famiglia.
Si trasferirono in una vecchia casa verde su Ke Nui Road, non lontano da Rocky Point. Chas fu sponsorizzato. Si è strappato accanto ai luminari di oggi come John John Florence e Mason Ho.
Era il gatto del sottosuolo, sempre sul punto di farcela. Da Pipe a Sunset, andava forte come chiunque altro, ma amava spot come Lani’s e altri angoli segreti dove poteva semplicemente uscire e divertirsi.
Chas ha vinto la divisione Under 18 del Surfing America U.S. Championships nel 2006, battendo in finale l’eventuale campione mondiale Pro Junior Kai Barger. Nel 2008 è arrivato 13° al Lowers Pro. Ma proprio quando la sua carriera sembrava essere in ascesa, i demoni si sono insinuati.
Come centinaia di migliaia di persone solo negli Stati Uniti, il male della dipendenza da oppiacei ha scosso Chas nel profondo, ma ha lottato coraggiosamente.
Chas ha lottato con il ciclo di abuso e di disintossicazione. I suoi sponsor lo abbandonarono. Il suo profilo è diminuito. La sua fedina penale è cresciuta. Ma il suo cuore non si è mai allontanato. Chas aveva un cuore d’oro.
Lo scorso dicembre, sulla North Shore, era tornato in acqua, tirando in profondità a Backdoor, imbustando clip con i suoi amici Mason Ho e Sheldon Paishon (vedi sopra), e riallacciando i rapporti con molti vecchi amici. A detta di tutti era sano e felice.
Ma è stato detto che ogni uomo ha la sua croce da portare, e per Chas, oggi il peso della dipendenza alla fine è diventato troppo opprimente. I dettagli della morte di Chas rimangono poco chiari, ma ciò che è chiaro è quanto profondamente abbia toccato così tante vite, e lo strazio che lascia dietro di sé.
Chas era un surfista di talento, grande amico e figlio e fratello affettuoso. La sua vita non sarà definita dall’oscurità, ma piuttosto dalla sua luce. Sarà per sempre quel piccolo grom sull’inside wedge a Seal Beach, o quel ragazzo a Rocky Point che ti ha appena fatto esplodere la mente.
Chas ci mancherà, ma era più grande della vita e certamente non sarà dimenticato tanto presto.