The Industry Standard

L’Industry Standard si definiva “il newsmagazine dell’economia di Internet”, ed era specializzato in aree in cui il business e Internet si sovrapponevano. Come Wired, Red Herring, e (più tardi) Business 2.0, faceva parte di una razza di pubblicazioni della fine degli anni ’90 che riempivano un vuoto nella copertura tecnologica lasciata dai media mainstream all’epoca.

La rivista, che era di proprietà della società di editoria tecnologica IDG, era in molti modi l’idea di John Battelle, che era stato un giornalista di Wired sia negli Stati Uniti che nel Regno Unito. Jonathan Weber era il suo caporedattore. La rivista gestiva anche un sito web, thestandard.com.

A partire dal 1999, The Standard iniziò a vendere un gran numero di pagine pubblicitarie nella rivista, e cominciò ad essere indicato come “la bibbia” dell’economia di Internet. Nel 2000, vendette più pagine pubblicitarie di qualsiasi altra rivista in America, e lanciò quell’anno un’edizione europea. Tuttavia, quando il boom delle dot-com fallì, le vendite della rivista cominciarono a ridursi, e andò in bancarotta nell’agosto 2001. Uno degli scrittori/redattori di The Standard, James Ledbetter, ha pubblicato un libro nel 2003 sull’ascesa e la caduta della rivista, intitolato Starving to Death on $200 Million: The Short, Absurd Life of The Industry Standard.

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