Recensione: Gentleman Jack” trova una donna spavalda in cerca di una moglie

“Jack” attinge ai diari della vera Anne Lister, che ha raccontato la sua vita in milioni di parole, molte delle quali in un codice basato su simboli matematici e sull’alfabeto greco che non fu decifrato fino al 1890. (Era una donna che amava le donne e le corteggiava con malizia. Era una proprietaria terriera che faceva affari con il calcolo. Non era un uomo. Semplicemente insisteva – con un successo sorprendente per il suo tempo – per avere le stesse libertà di un uomo.

Era, soprattutto, una presenza, come la serie annuncia facendola arrivare guidando una squadra di cavalli infernali nella sua città natale, Halifax, dove è tornata per prendere in carico la sua fatiscente casa ancestrale di Shibden Hall. Scende, alacre e autoritaria, con l’aspetto di un’assassina steampunk-goth.

Anne torna a casa con il cuore spezzato per un amante che si è fidanzato con un uomo, ma la scena annuncia che questa non sarà la tragica storia di una lesbica che vive furtivamente in un tempo che non la capisce. Anne Lister conosce la vita che vuole, e ha i mezzi per decidere che l’avrà.

Prendendo in mano i libri contabili della tenuta – con l’irritazione della sorella Marian (Gemma Whelan), perennemente messa in ombra da lei – si propone di sfruttare i giacimenti di carbone della tenuta, il che la porta a scontrarsi con l’uomo d’affari fastoso Christopher Rawson (Vincent Franklin).

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