Padre Hanly

Togliere il velo

Nella sua omelia per la solennità dell’Epifania del Signore, Anno A, Padre Hanly esamina i misteri rivelati quando Dio toglie il velo nell’Epifania.

Letture per la solennità dell’Epifania del Signore, Anno A

  • Prima lettura: Isaia 60:1-6
  • Salmo responsoriale: Salmi 72:1-2, 7-8, 10-11, 12-13
  • Seconda Lettura: Efesini 3:2-3, 5-6
  • Vangelo: Matteo 2:1-12

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Trascrizione

Il Natale ci offre due delle più belle letture, probabilmente, che sono in tutto il Nuovo Testamento. La prima è il racconto di San Luca della nascita del Messia, e tutti noi lo sappiamo perché ogni anno veniamo tutti a circondare il presepe e vediamo che scena meravigliosa è. Il secondo vangelo è quello che vi abbiamo appena letto. È il vangelo dell’Epifania, i tre saggi che arrivano a Betlemme e portano i loro doni e rendono omaggio a Cristo bambino.

È difficile da comprendere ma, un tempo nella chiesa, c’erano solo due giorni santi di obbligo, molto speciali agli occhi di tutto il popolo. Uno naturalmente era la Pasqua, la Resurrezione, e l’altro non era il Natale, l’altro era la festa che celebriamo oggi: la festa dell’Epifania.

Perché, si potrebbe chiedere. Beh, perché se guardate il presepe e vedete la nascita di Gesù, è circondato da pastori e sua madre e San Giuseppe, e ogni personaggio, anche gli angeli probabilmente, ma ogni personaggio in questa scena è l’accoglienza del Messia ebreo. Ed è oggi che tutti i gentili del mondo capiscono che Gesù è venuto, non solo per il popolo d’Israele, ma per i popoli di tutto il mondo. Egli doveva essere il Messia, non solo per un piccolo gruppo di persone che si sono aggrappate alla speranza del Messia per secoli e secoli, ma era venuto per tutti noi.

E quindi l’Epifania è, giustamente per noi che siamo gentili, forse il più felice dei giorni, perché abbiamo l’opportunità di gioire del fatto, non solo che il Salvatore, il bambino, è nato, ma soprattutto perché è veramente nato per noi, come dice l’inno.

Epifania significa manifestazione. È una parola greca e significa letteralmente tirare indietro il velo. E ogni volta che si sente parlare di epifanie nel Vangelo, significa che Dio sta togliendo il velo che copre un grande mistero e tutti noi ci affacciamo a questo mistero, in grado di capire molto di più su chi è Dio e chi siamo noi.

E cosa videro questi tre re o questi tre magi? Cosa videro quando il velo di Dio fu ritirato?

Quello che videro fu, come dice Matteo, videro il bambino con Maria, sua madre. E caddero in ginocchio e lo adorarono.

E poi dai loro tesori gli offrirono oro, segno e simbolo della regalità; e incenso, segno e simbolo della presenza di Dio stesso, visto nel fumo profumato della preghiera che saliva al cielo; e l’ultimo dono fu l’olio profumato che doveva essere usato per la sua sepoltura, e questo naturalmente era il segno del suo sacrificio, che avrebbe offerto la sua vita nella sofferenza e nel grande dolore ma per la redenzione del mondo intero.

E allora i tre magi si rallegrarono e molto rapidamente, dice Matteo, tornarono a casa per un’altra strada, perché anche loro sapevano che Erode progettava di distruggere il bambino e non tornarono a Gerusalemme per dirgli dove si poteva trovare il bambino.

La cosa principale da ricordare oggi è che per i cristiani è molto facile per noi capire quando il velo fu sollevato e cosa videro i Magi e cosa accadde loro, perché anche noi siamo in un lungo viaggio e diamo per scontato che il segno e il simbolo della nostra relazione con Gesù e la nostra relazione con Dio, il segno e il simbolo è che siamo in viaggio insieme.

Siamo una chiesa pellegrina. Stiamo andando dietro, siamo stati chiamati a seguire una stella, e la nostra stella è la fede che ci è stata data nel battesimo.

E noi seguiamo la stella. E poi, questo Natale abbiamo anche trovato, ancora una volta, quando il velo è stato ritirato, abbiamo trovato il bambino con Maria, sua madre. E anche noi, nei nostri canti e nelle nostre preghiere, gioiamo come gioirono i re, e anche noi veniamo ad adorarlo, Cristo nostro Signore. E cadiamo in ginocchio, come loro caddero in ginocchio, per ascoltare le voci degli angeli che annunciano la venuta del Signore nel nostro mondo attuale e nei nostri cuori questa mattina.

Dobbiamo ricordare che la venuta di Gesù non è una cosa unica nella storia. Egli viene ogni mattina per chiamarci a continuare il nostro viaggio con lui, seguendo dove lui, la nostra stella, ci conduce, con la sua fede e la nostra fede, andando dove lui ci porta, dentro e fuori le strade della nostra vita, ma alla fine ci porta tranquillamente a casa.

Questo è molto importante da capire. Non sono tre strani re o magi che vengono in un posto strano. È il velo che si squarcia e ci rendiamo conto della grande verità che noi viaggiamo con Dio quando viaggiamo con Gesù.

Vi siete mai chiesti perché i saggi non tornarono più? Non c’è traccia che siano mai tornati a Betlemme o che siano tornati a Gerusalemme o che abbiano visitato Gesù e Maria più tardi nella vita. Non c’è traccia di questo. Sono solo venuti, e per quel breve periodo, offrendo i loro doni, e poi non si è più sentito parlare di loro.

Perché non sono tornati a Gerusalemme? Perché non tornarono a Betlemme? Perché non ne fecero un pellegrinaggio per visitare costantemente i luoghi che erano diventati santi quando Gesù stesso morì, risuscitò e la chiesa cominciò a mettere radici in tutta quella zona della storia. Perché?

Perché sapevano che quando venivano e lo adoravano, sapevano che il bambino era più di un bambino e Maria aveva portato Dio stesso a nascere in quella stalla e che Dio era venuto per restare.

E i saggi sapevano che ovunque andassero, portavano il bambino e Maria con loro, non importa quanto separati, quanto lontani, in una zona, fuori da un’altra, attraverso le guerre, attraverso le prove, attraverso le gioie, attraverso la felicità, l’unica cosa che quando arrivavano a Betlemme imparavano era, Gesù non rimaneva a Betlemme, Maria non rimaneva a Betlemme, ma riprendevano la loro vita in coloro che li raggiungevano nell’amore e nella fede.

E così, quando veniamo ogni anno a vedere la scena del presepe, siamo rassicurati che anche noi, per il resto della nostra vita, nel bene e nel male, nel ricco e nel povero, e la morte non ci separerà dal fatto che nella vita anche noi, come Maria, portiamo Gesù con noi e che i due non sono separati.

Ieri abbiamo celebrato la festa della Madre di Dio, colei che portò Dio stesso nel suo grembo e lo fece nascere a Betlemme. Ed è stato partorito per vivere con noi e per restare con noi, per guidarci, per prendersi cura di noi, per perdonarci, per fare in modo che comprendiamo la vera natura di ciò che siamo.

Perché noi, come Maria, siamo i portatori di Gesù, il Salvatore, dandolo a tutti quelli con cui siamo e che incontriamo mentre percorriamo la lunga strada con lui, alla fine verso la Betlemme eterna.

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