Non è colpa tua

“Non è colpa tua”

Per le persone che hanno vissuto e assistito a un trauma, è qualcosa che si sa essere vero. Chi non lo sa? Chi pensa che un ragazzino o addirittura un adolescente possa tenere testa a un padre violento e sopraffarlo fisicamente? Logicamente, tutti sanno che una moglie o una fidanzata che viene picchiata dal suo compagno non è colpevole. Chiunque abbia assistito e vissuto un trauma sa che non è colpa sua.

Ma questa è logica. Questo è conoscere razionalmente la realtà della situazione, ma è un campo di gioco completamente diverso e un percorso molto più semplice che accettare veramente che non è colpa sua. Con il sapere, la persona ha ancora la guardia alta. Sapere è un’apparenza di durezza e di grinta, di fingere che qualsiasi trauma subito da qualcuno non gli dia più fastidio. Con il sapere, si tratta semplicemente di essere consapevoli di una situazione, e questo è il suo limite.

Accettare è rendersi conto che il trauma ti colpisce ancora, mettere fine alla tua negazione, e metterti su un percorso per cambiare le cose. Accettare è uno stato d’animo emotivo che permette la vulnerabilità e non accetta una soluzione di ripiego come risposta. Accettare è qualcosa che non è mai veramente finito, che richiede una vita intera per essere raggiunto.

Per esempio, un alcolista può sapere di avere un problema, ma non aver voluto fare nulla a riguardo. Ma un alcolista in via di guarigione può accettare che il suo attuale stato di cose è insostenibile, e rendersi conto che le cose devono cambiare.

È una distinzione confusa e certamente non una serie di concetti in bianco e nero. Ma in realtà, la migliore rappresentazione di questo è la famosa scena “Non è colpa tua” del film “Good Will Hunting” di Robin Williams e Matt Damon.

Will ha incontrato il suo consulente, Sean, che finalmente lo ha convinto ad aprirsi sulla sua relazione e sulla sua infanzia di abusi. In questa scena, Will chiede a Sean se ha mai “sperimentato questo”, in riferimento al fatto che Sean stesso ha sperimentato personalmente l’abuso ed è stato picchiato dai suoi genitori, al che lui risponde affermativamente.

E’ il momento in cui Sean dice ripetutamente a Will che “non è colpa tua”. Circa sei o sette volte, il processo si ripete, mentre Will dice ogni volta “lo so”. Alla fine, si ribella e dice “non prendermi per il culo, Sean”. Ma Sean ripete la frase fino a quando Will si rompe e inizia a singhiozzare, essendo finalmente in grado di accettare che non è colpa sua.

Si deve guardare la scena per capire veramente e connettersi emotivamente ad essa, quindi per favore prendetevi un paio di minuti per, se non lo avete fatto.

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