Il mistero di Cockaigne

Papà mi ha chiamato ieri sera per farmi una domanda sul cibo; non è raro che uno di noi chiami l’altro per parlare di cibo. Io di solito lo chiamo perché è un grande ed esperto cuoco, e lui di solito chiama me perché vive nei bassifondi di Bath County con il dial-up e non può cercare la risposta su Google.

La domanda di ieri sera: “Cosa significa il termine culinario ‘Cockaigne’?”

La risposta non era nella Bibbia del cibo, “Food Lover’s Companion”. E una volta che l’ho scritto (perché potete immaginare la serie di infelici errori di pronuncia) e l’ho fissato, mi sembrava davvero familiare. Ero sicura di averlo visto nei giorni scorsi – in “Joy of Cooking”, a quanto pare.

La parola è sparsa liberamente in tutto il “Joy”, apparendo alla fine di vari nomi di ricette, come “Almond Torte Cockaigne” o “Fruit Cake Cockaigne”. Così l’ho cercato su Google per papà, con il mio cellulare schiacciato tra l’orecchio e la spalla. Stranamente, il primo risultato è stato “Un luogo ideale per il divertimento invernale”. Poi Wikipedia, con “una terra mitica medievale di abbondanza, un luogo immaginario di estremo lusso e facilità.”

Dove erano le fonti ufficiali di cibo e cucina? Il dizionario Merriam-Webster definisce “Cockaigne” come un’invenzione del XIII secolo, anzi una terra magica di meraviglie e ricchezze. E la parola stessa, secondo alcuni, deriva da “torta”.

Ma “Joy of Cooking” è la fonte stessa, e la lettura dell’introduzione rivela che Ethan Becker, l’ultimo autore e nipote dell’autore originale, Irma Rombauer, ha incluso molte ricette della tenuta dei suoi genitori in Ohio. Il nome della casa? Avete indovinato: Cockaigne.

Così sembra che questa parola misteriosa, che papà ed io abbiamo immaginato dovesse essere un intrigante stile o metodo culinario, significhi poco per tutti tranne che per la famiglia Becker. Certo, sapere che questa linea di grandi cuochi ha gustato queste particolari ricette più e più volte nel comfort della loro casa, probabilmente durante le feste, è un segno che sono provate e vere.

Sono davvero le “loro” ricette più di quanto le barrette al limone che fa mia madre siano le “sue” o la palla al formaggio che fa mio padre sia la “sua”? Cosa rende una ricetta così diversa da poterla rivendicare come propria? E cosa ci dice che la mia versione del chili o della salsa non sia stata fatta esattamente allo stesso modo da qualche persona in un’altra città, in un altro stato, forse anche in un altro paese? Niente.

Cosa mi impedisce di dare il mio nome alle mie ricette? Beh, forse dovrei prima dare il nome della mia città a qualche terra mitica.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.