Eduardo Garcia (Montana)

Lo chef Eduardo Garcia ispira con il suo stile di cucina “Montana Mex”, che combina gli ingredienti freschi del West con i piatti della sua eredità messicana. Ma ispira anche per il modo in cui ha gestito le avversità, in particolare la perdita della sua mano nel 2011. Mentre era a caccia con l’arco nei boschi del Montana, Garcia si è imbattuto nel corpo di un cucciolo d’orso apparentemente senza vita e ha indagato pungolandolo con il coltello che aveva in mano. In un lampo, fu folgorato dai 2400 volt di un filo elettrico sepolto, che aveva anche ucciso l’orso. La sua mano non poté essere salvata e fu amputata e sostituita con una mano bionica ad alta tecnologia, controllata dai muscoli di Garcia stesso. Nel frattempo, gli è stato diagnosticato un cancro ai testicoli e si è sottoposto a chemioterapia mentre si stava riprendendo dall’infortunio alla mano.

Tutto questo è successo mentre Garcia sviluppava la sua linea Montana Mex di salse e condimenti, e dopo più di un decennio come cuoco personale nell’industria nautica. Nato nell’area di Los Angeles e poi cresciuto in una comune del Montana, Garcia ha iniziato a lavorare nei ristoranti da adolescente e si è laureato al programma culinario dell’Art Institute di Seattle. Era una vita difficile, dato che il giovane cuoco aveva pochi soldi per mantenersi, ma trovò un posto al ristorante giapponese Saito’s, arrotolando sushi. E poi vennero gli anni dello yachting.

“Con un infortunio così grave, ho dovuto mettere in pausa tutta la mia vita e venirne a capo. Quindi l’ho affrontato a testa alta. Non avevo intenzione di lasciare che affondasse la mia nave”, ha detto Garcia. Ha ripreso a cucinare e ha scambiato la sua mano protesica con un uncino bionico, che ha resistito meglio ai rigori della cucina. Insieme a suo fratello maggiore, sua sorella e un amico, ha lanciato Montana Mex. Divenne anche un oratore motivazionale, condividendo la sua storia e la sua energia positiva con gli altri, e facendo anche un documentario, Charged, su questa esperienza. Non c’è da stupirsi che sia stato soprannominato lo chef bionico.

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