Architettura papale e opere tarde
Con l’elezione di papa Giulio II nel 1503 Bramante divenne presto l’architetto papale, e fece un lavoro esteso nel Palazzo Vaticano e iniziò la ricostruzione di San Pietro. La tremenda Corte del Belvedere del Palazzo (iniziata nel 1503) era terrazzata su una collina su tre livelli uniti da scale monumentali e definiti da logge ad arco con ordini sovrapposti. La terrazza inferiore doveva servire da teatro. Completato con molte revisioni nel tardo XVI secolo, è ora alterato quasi al di là del riconoscimento. Nelle vicinanze c’è una scala a spirale con rampa (iniziata prima del 1512) che fornisce l’accesso alla corte delle statue oltre la Corte del Belvedere. Come nuova facciata per il Palazzo Vaticano, Bramante progettò una serie di logge sovrapposte (1509-1518), poi convertite nella Corte di S. Damaso. Completato da Raffaello, ci sono due arcate sovrapposte con pilastri toscani e ionici e sopra di loro un colonnato dell’ordine composito.
Nel 1505 Bramante preparò un progetto per la Nuova San Pietro che prevedeva una croce greca centralizzata con una grande cupola su un tamburo colonnato all’incrocio, quattro cupole più piccole e torri angolari. Quando il progetto della croce greca non fu accettato, egli progettò di allungare un braccio per formare una navata e di aggiungere ambulacri nei bracci absidali. La prima pietra fu posta nell’aprile 1506, ma al momento della sua morte Bramante aveva eretto solo i quattro pilastri principali e gli archi che dovevano sostenere la cupola.
Bramante accompagnò il Papa nelle campagne militari a Bologna nel 1506 e nel 1510, e durante quest’ultima campagna si dice che abbia intrattenuto il Papa ogni sera con i suoi commenti sugli scritti di Dante. Nel 1513 il Papa gli conferì l’incarico di Piombatore, o sigillatore dei documenti papali. Bramante progettò un enorme palazzo su Via Giulia per le corti di giustizia papali. Fu iniziato nel 1509, ma con la morte del Papa nel 1513 il lavoro fu abbandonato, lasciando solo alcuni blocchi massicci e bugnati del piano terra.
L’ultima opera di Bramante fu probabilmente il Palazzo Caprini (dopo il 1510; distrutto). Aveva un piano terra bugnato con negozi e un piano superiore con mezze colonne doriche accoppiate. Posseduto in seguito da Raffaello, divenne il prototipo per numerosi palazzi, soprattutto nell’Italia settentrionale, di Michele Sanmicheli, Giulio Romano e Andrea Palladio. Bramante morì l’11 marzo 1514 e fu sepolto in San Pietro Vecchio.