o, la settimana scorsa, mi lamentavo di avere difficoltà a trovare un argomento. Questa settimana affronterò qualcosa su cui potrebbe basarsi una tesi di dottorato. Che ambizione! Tento di dare alcune nozioni di base. La settimana scorsa un amico mi ha chiesto dell’epiclesi, e mi sono ricordata di quante volte, durante la scuola di specializzazione, imparando qualcosa sulla liturgia, mi sono chiesta: “Perché non tutti imparano queste cose? I miei studi specifici erano così spiritualmente arricchenti che vorrei che tutti potessero sperimentarli, per quanto piccoli fossero.
Epiclesis è l’invocazione dello Spirito Santo sul pane e sul vino, implicitamente o esplicitamente, nella preghiera eucaristica. Nelle chiese ortodosse, l’epiclesi completa la consacrazione. Nella teologia cattolica, le Parole dell’Istituzione (o anamnesi, per chi è affamato di termini greci) sono consacratorie. Nelle nostre preghiere eucaristiche (cattoliche romane), l’epiclesi è “divisa”, e avviene sia prima che dopo la consacrazione.
Quando ero alla scuola di specializzazione, un piccolo gruppo di noi uscì nel cuore della notte per prendere un fast food per interrompere lo studio. Io guidavo. Dopo aver passato il drive-through, ho chiesto al mio amico sul sedile posteriore di passarmi il mio drink. Lui ha detto: “Mi preparo a passare la bibita”. Pausa. “Passare la bibita”. Gli ho chiesto che cosa fosse nel mondo. Era un maggiore dell’esercito e mi spiegò che nelle operazioni militari, spesso si dà un comando di preparazione immediatamente prima del comando di esecuzione. Ha funzionato; ero pronto a ricevere la bibita invece di rovesciarmela maldestramente in grembo (che è più che probabile quello che avrei fatto senza l’avvertimento).
Simile a questo comando preparatorio è l’epiclesi nelle preghiere eucaristiche. Nel Canone Romano (Preghiera Eucaristica I), la prima parte dell’epiclesi è implicita con le parole:
Compiaciti, o Dio, ti preghiamo, di benedire, riconoscere e approvare questa offerta sotto ogni aspetto; rendila spirituale e accettabile, così che possa diventare per noi il Corpo e il Sangue del tuo amatissimo Figlio, nostro Signore Gesù Cristo.
Queste parole di per sé non sono consacratorie; lo sono le parole dell’istituzione che le seguono. L’epiclesi è il “comando di preparazione” prima del “comando di esecuzione”. È un’analogia imperfetta, ma stiamo parlando di miracoli, qui. Lavora con me.
Le epiclesi (epiclesi? epiclesi?) nelle preghiere eucaristiche II, III e IV sono molto più facili da identificare; esse invocano esplicitamente lo Spirito Santo. Per esempio, in EP II:
Santifica dunque questi doni, ti preghiamo facendo scendere su di essi il tuo Spirito come la rugiada, affinché diventino per noi il Corpo e il Sangue del nostro Signore Gesù Cristo.
Molto chiaro. C’è anche una specie di epiclesi dopo la consacrazione. È la preghiera con cui chiediamo allo Spirito Santo di unificare i fedeli con la loro partecipazione a questo sacramento. Di nuovo, nel Canone Romano questo è implicito:
In umile preghiera ti chiediamo, Dio onnipotente: comanda che questi doni siano portati dalle mani del tuo santo Angelo al tuo altare in alto al cospetto della tua divina maestà, affinché tutti noi, che attraverso questa partecipazione all’altare riceviamo il santissimo Corpo e Sangue del tuo Figlio, possiamo essere riempiti di ogni grazia e benedizione celeste. (Per Cristo nostro Signore. Amen.)
Mentre nelle altre preghiere eucaristiche ciò è esplicito, per esempio in EP III:
Guarda, ti preghiamo, l’oblazione della tua Chiesa e, riconoscendo la Vittima sacrificale con la cui morte hai voluto riconciliarci con te stesso, concedi a noi, che siamo nutriti dal Corpo e dal Sangue del tuo Figlio e ripieni del suo Santo Spirito, di diventare un solo corpo, un solo spirito in Cristo.
Questa “seconda epiclesi” è sempre orientata all’unità dei fedeli. Questa culmina con la dossologia (Per Lui, con Lui e in Lui… nell’unità dello Spirito Santo…), che nel Canone Romano è l’unica menzione esplicita dello Spirito Santo.
Vediamo che l’epiclesi è la richiesta dell’intercessione dello Spirito Santo nella preghiera eucaristica, prima per santificare i doni del pane e del vino, e poi per santificare i doni dei fedeli. Questo ha un senso speciale in quanto la santificazione dei fedeli è uno degli scopi primari dell’Eucaristia.