Nel mezzo della grande chiusura pandemica del teatro, un’altra era sta per finire. Ben Brantley, che è stato capo critico del New York Times per 24 anni, lascia il giornale. “Questa pausa pandemica nella grande festa energizzante che è il teatro mi sembrava un buon momento per scivolare fuori dalla porta”, ha detto Brantley in una dichiarazione. “Ma quando il teatro tornerà, spero di esserci – come scrittore, come membro del pubblico e, soprattutto, come il fan sfegatato che sono stato da quando ero un bambino”. Brantley è entrato nel Times nel 1993 e ne è diventato il capo critico tre anni dopo. Continuerà nella posizione fino al 15 ottobre, lasciando Jesse Green, che si è unito al giornale nel 2017 dopo aver servito come critico teatrale di New York, come unico critico teatrale capo del giornale.
Durante il suo mandato, mentre Broadway prosperava e diventava più familiare negli anni ’90 e negli anni 2000 (grazie in gran parte alla Disney), Brantley ha esercitato una notevole influenza come il più potente critico teatrale del paese. Nel processo, ha anche fatto incazzare più di qualche star del cinema che ha deciso di fermarsi a Broadway con sempre maggiore frequenza. Più recentemente, sia Brantley che il Times sono stati criticati per le loro prospettive solidamente anziane, bianche, maschili e cisgender, soprattutto perché molti artisti BIPOC nell’industria teatrale hanno fatto richieste di cambiamento sulla scia delle morti di George Floyd e Breonna Taylor durante l’estate. Prima di lavorare come co-referente critico con Green, Brantley è stato il capo critico al ruolo di seconda scelta di Charles Isherwood, con Isherwood che ha servito dal 2004 al 2017, quando è stato licenziato tra una nuvola di recriminazioni.
Il Times ha detto che il giornale riempirà la posizione di Brantley, ma probabilmente ci vorrà del tempo per scegliere un successore, poiché la maggior parte dei teatri statunitensi sono chiusi a tempo indeterminato. Nel piccolo mondo del teatro, sarà un grande affare vedere chi prenderà il posto di Brantley, e data la pressione sulla pubblicazione, è improbabile che venga nominato un altro uomo bianco. Collaboratori regolari del Times come Alexis Soloski, Laura Collins-Hughes ed Elisabeth Vincentelli sono possibili sostituti, dato che il giornale spesso ama elevare dall’interno – anche se probabilmente guarderà anche a candidati esterni. Ma non prendete di nuovo uno dei nostri critici, dai!
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