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Il nome di questo blog

Ho incontrato per la prima volta l’idea dell’Antilibreria di Umberto Eco leggendo Il Cigno Nero di Nassim Nicholas Taleb al liceo nel 2007. L’idea ha avuto subito senso per me, come presumo per chiunque abbia sperimentato la sensazione opprimente di vedere la tua collezione di libri accumularsi più velocemente di quanto tu sia in grado di leggerli.

Maria Popova scrive sul perché i libri non letti sono più importanti di quelli letti qui (che in effetti sembra essere in gran parte preso da questo post di Farnam Street), e citando da Il cigno nero:

Lo scrittore Umberto Eco appartiene a quella piccola classe di studiosi che sono enciclopedici, perspicaci, e non noiosi. È proprietario di una grande biblioteca personale (contenente trentamila libri), e divide i visitatori in due categorie: quelli che reagiscono con “Wow! Signore professore dottore Eco, che biblioteca che hai! Quanti di questi libri ha letto?” e gli altri – una piccolissima minoranza – che capiscono che una biblioteca privata non è un’appendice che rafforza l’ego ma uno strumento di ricerca. I libri letti hanno molto meno valore di quelli non letti. La biblioteca dovrebbe contenere tanto di quello che non sapete quanto i vostri mezzi finanziari, i tassi dei mutui, e il mercato immobiliare attualmente stretto vi permettono di metterci. Accumulerete più conoscenza e più libri man mano che invecchierete, e il numero crescente di libri non letti sugli scaffali vi guarderà minacciosamente. Infatti, più sapete, più grandi saranno le file di libri non letti. Chiamiamo questa collezione di libri non letti un’antilibreria.

Viste in questo modo le pile di libri non letti smettono di essere una fonte di cattiva coscienza e diventano (si spera) una fonte di umiltà intellettuale.

La mentalità ristretta può ancora chiedere che senso ha accumulare un sacco di libri non letti, più di quanti si avrà mai la possibilità di leggere? Beh, come i soffitti ad arco di una cattedrale impressionante fanno sentire l’uomo piccolo in compagnia di Dio, le pile di libri non letti ti ricordano quanto poco sai. Piuttosto che un’appendice che rafforza l’ego, il valore di una biblioteca è al contrario uno strumento per controllare il tuo ego e contrastare la tua arroganza. Per essere quello che Taleb chiama un Antischolar – un empirista scettico.

O, nella fraseologia di Donald Rumsfeld, una biblioteca di libri non letti può non aggiungersi ai tuoi noti, ma almeno può forse trasformare alcune delle tue incognite sconosciute in incognite conosciute – che di per sé può essere sufficiente a ridurre il rischio di errori di ordini di grandezza.

Sono (spesso) le incognite sconosciute – i cigni neri – che ci uccidono. Se solo Rumsfeld avesse applicato con più attenzione la sua metodologia nella pianificazione della guerra in Iraq – dove il noto noto (le armi di distruzione di massa) si è rivelato falso, mentre sono state le incognite sconosciute (ad esempio l’incapacità di prevedere l’aumento della violenza settaria anti-americana o la creazione dell’ISIS) a bloccare **** la missione.

Torniamo quindi al nome di questo blog. Non è stato prima di un decennio dopo essere venuto a conoscenza dell’anti-biblioteca che ho iniziato ad approfondire l’opera di Eco – il mio interesse è stato innescato (tristemente) dalla sua morte. Ho letto dozzine di suoi necrologi e vecchie interviste dagli archivi, e ho ordinato diversi suoi libri e raccolte di saggi.

Ho letto per la prima volta la sua opera più famosa, Il nome della rosa (o dovrebbe essere Il nome di Roma), la cui trama è naturalmente incentrata su una biblioteca (argutamente ispirata, come sempre con Eco, alla paradossale Biblioteca di Babele di Jorge Luis Borges). Ma nonostante il libro di Aristotele sulla Commedia, la biblioteca ne Il nome della rosa è un luogo oscuro, dove la conoscenza è custodita dagli antiscolastici da secreti, possessivi munk, proprio l’opposto di un’antilibreria – ma non diversamente dalle moderne università dove agli studenti viene dato un insieme di libri contenenti la verità e non sono incoraggiati a leggere molto altro, proprio come nei monasteri medievali.

L’idea dell’antilibreria mi piaceva così tanto che l’ho scelta per questo blog, che inizialmente era destinato principalmente alle recensioni di libri. L’ho registrato inizialmente con il nome norvegese Antibiblioteket, e ho scritto le recensioni iniziali in norvegese. Dato che poi sono emigrato, (il mio modo più semplice di abbreviare il futuro di quel paese) ho aggiunto il dominio inglese Antilibrary, e d’ora in poi probabilmente scriverò più in inglese che in norvegese. Anche se ho intenzione di scrivere qui sui libri che leggerò, il blog non si limiterà alle recensioni di libri, ma attaccherà una gamma più ampia di questioni nello spirito di un antischolar.

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